<p>L'innovazione tecnologica della filiera cartaria torna al centro dell'attenzione con il terzo rapporto Nomisma sui progetti "faro carta" finanziati dal PNRR, promosso da Comieco con il Mase. Lo studio, che verrà presentato sabato 6 dicembre nello stabilimento Lucart di Diecimo (Lucca), analizza 48 progetti in fase di realizzazione, distribuiti in 13 regioni, tra cartiere-cartotecniche e impianti di gestione dei rifiuti cartacei. Gli investimenti complessivi sfiorano i 283 milioni di euro, di cui circa 94 milioni provenienti dal PNRR, con una forte concentrazione dei contributi al Sud. Il settore ha già superato l'85 per cento di riciclo fissato dall'Unione Europea e ora punta a eliminare le 700 mila tonnellate di rifiuti cartacei che finiscono ancora in discarica. Nel 2024 la raccolta ha superato i 3,8 milioni di tonnellate, con una crescita del 3,5 per cento sul 2023 e un deciso miglioramento anche nel Mezzogiorno. Secondo Nomisma, grazie al PNRR dal 2025 gli investimenti delle imprese coinvolte cresceranno di oltre il 6 per cento annuo e l'occupazione di oltre il 3 per cento, accelerando la modernizzazione del comparto rispetto a uno scenario senza sostegni pubblici. Ne parliamo con<em> <strong>Carlo Montalbetti</strong>, Direttore Generale Comieco.</em></p><p><strong>I permessi green e l'inesorabile colpo alle imprese</strong></p><p>Le industrie energivore denunciano un impatto sempre piu pesante del sistema ETS sulla competitivita industriale. Per settori come ceramica e cemento, l'aumento del prezzo dei permessi di emissione di CO2, tornati a 83 euro e con il rischio di salire fino a 150-200 euro, sta erodendo margini, investimenti e occupazione. Tabarelli sottolinea che l'ingresso nella nuova fase dell'ETS, con il graduale taglio dei permessi gratuiti, avviene senza correttivi significativi, rendendo probabile una spinta alla deindustrializzazione pur di raggiungere gli obiettivi del Green Deal. Anche il CBAM, atteso dal prossimo anno, rischia di tradursi in un dazio che aumenta i costi per cittadini e imprese europee e complica i rapporti commerciali. Intanto i prezzi dell'elettricita tornano a salire, in Italia fino a 145 euro per megawattora, con la CO2 che pesa per circa meta del costo. Bollette e permessi da mettere a bilancio per il 2026 valgono decine di milioni di euro e, avverte Tabarelli, possono diventare il primo passo verso chiusure e perdita di posti di lavoro. Il commento è di<em> <strong>Davide Tabarelli</strong>, Presidente Nomisma Energia.</em></p><p><strong>Ex Ilva, a Genova altro giorno di protesta e tensione con le forze dell'ordine</strong></p><p>Nuova giornata di protesta a Genova per i lavoratori dell'ex Ilva, con cortei, mezzi pesanti e forti misure di sicurezza attorno alla prefettura. La mobilitazione e rivolta contro il Governo, accusato dai sindacati di non avere un piano credibile per il futuro dell'acciaio italiano e di voler imporre una riorganizzazione che equivale a una chiusura. Il cosiddetto piano corto prevede una rapida decarbonizzazione e una successiva vendita a privati, ma per i sindacati si tratta di un ridimensionamento che avrebbe effetti sociali devastanti. A Genova pesano due preoccupazioni principali: la dipendenza dai coils provenienti da Taranto e l'ipotesi di spostare la produzione di banda zincata verso Novi Ligure, lasciando a Cornigliano solo la banda stagnata. Il ministro Adolfo Urso ha ribadito che non esiste alcun piano di chiusura, spiegando che la riduzione dei flussi di materiale e temporanea e legata alla manutenzione degli impianti di Taranto. Ha assicurato il mantenimento dei livelli occupazionali a Novi Ligure e Racconigi e la copertura finanziaria per il rilancio produttivo, mentre i lavoratori annunciano nuove iniziative di protesta a Roma. Interviene <em><strong>Domenico Palmiotti</strong>, Il Sole 24 Ore Taranto.</em></p>