<p>Sembrano bastati 11 giorni alle milizie jihadiste per conquistare Damasco e cacciare Bashar al Assad. Sono passati 13 anni dall’inizio della repressione dei primi movimenti di protesta nati sulla scia delle primavere arabe e poi sfociati in guerra civile, guerra per procura, guerra <i>tout court</i>. Erano 53 anni che al potere in Siria c’era un Assad. Tre tempi, tre cifre. A cui si aggiungono le centinaia di migliaia di morti, i milioni di sfollati e i prigionieri politici, alcuni di loro oggi liberi. Se fosse un gioco degli scacchi, non ci sarebbero abbastanza pezzi per rappresentare tutte le forze in presenza. Dai combattenti di Al Qaeda a quelli dell’ISIS, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Turchia, a Israele, all’Iran, alle monarchie del Golfo. Dagli altri paesi confinanti alle minoranze interne. Forse non siamo nemmeno allo scacco matto, in favore della pace. Ne discutiamo con: <br><b>LORENZO TROMBETTA</b> – giornalista, collaboratore RSI<br><b>VALERIA TALBOT</b> - responsabile Centro Medio Oriente e Nord Africa ISPI<br><b>ROBERTO ANTONINI</b> – giornalista </p>